La notizia ha fatto il giro del mondo in un click: non è di tutti i giorni che il Papa si dimetta.
Eppure, in questo febbraio 2013, abbiamo assistito al gesto forte e dirompente di Benedetto XVI, salito al soglio pontificio dopo il Papa Beato del quale si è trovato a raccogliere la difficile eredità.
Papa Ratzinger è professore e teologo, grande conoscitore delle “cose” della Chiesa, in linea con l’orientamento conservatore seguito dal Vaticano. E’ stato, però, anche il primo a “twittare”, dimostrando di non disdegnare le novità tecnologiche che, come tali, avvicinano al mondo reale e, soprattutto, a quello giovanile.
A questo Papa, un po’ schivo ed un po’ mediatico, la vita ha riservato di entrare nella Storia. Con il suo laconico annuncio in latino, ha sbalordito il mondo, lo ha lasciato senza parole dopo centinaia di anni dall’ultimo episodio simile. Simile, non uguale.
Immediato è scattato il parallelo con il “nostro” Celestino V: sarà stato un segno premonitore il fatto che Papa Ratzinger nella sua visita all’Aquila terremotata abbia deposto il suo pallio sul sepolcro di Celestino?
E’ facile – oggi – leggere quel gesto come un tacito annuncio delle sue future intenzioni. Più semplicemente, può essere visto come un segno di rispetto nei confronti della Città e del suo simbolo più noto, un modo per raccogliere in un abbraccio simbolico l’intera cittadinanza sofferente e martoriata.
Senz’altro un gesto di rispetto nei confronti di un monaco eremita, abituato ad una vita semplice ed ingenua, poco avvezzo ad intrighi e cospirazioni. Quelle abitudini semplici ed ingenue hanno dato a Pietro da Morrone la forza di lasciare, la forza di dire “no” a prebende e privilegi e questa scelta coraggiosa e forte ancora oggi attrae con una fascinazione moderna e tutta attuale.
I motivi alla base della scelta non devono interessare; dobbiamo accettare la decisione semplicemente, come semplice e lineare è stata la pur dirompente comunicazione di Benedetto XVI.
Né semplice né lineare sarà tutto il resto: assisteremo alla compresenza di due Papi, quello dimissionario ed il neo-eletto; il nuovo Papa dovrà insediarsi a Pasqua, quindi i tempi per procedere all’elezione sono brevissimi. Nel frattempo, si è aperto il “toto-Papa” e gli interrogativi si susseguono: chi succederà a Benedetto? Soprattutto, è forse giunto il momento di un Papa di colore? I tempi sono maturi o c’è ancora strada da percorrere?
Certo, il successore di Benedetto si troverà in eredità una Chiesa un po’ in affanno, gravata da scandali, non perfettamente allineata alla società “reale” che, invece, è profondamente cambiata nel tempo ed è tuttora in continuo vertiginoso cambiamento.
La vera sfida del nuovo successore di Pietro dovrà misurarsi su questo, sulla capacità di aprirsi sempre più alle istanze provenienti dalle diverse parti del mondo. Prendere coscienza di quanto il Mondo esprime a vari livelli è il compito gravoso che il nuovo Papa dovrà affrontare e tentare di risolvere, in uno sforzo di mediazione fra la tradizione secolare e le esigenze della Società moderna per una Chiesa sempre più sostanzialmente “sociale”.
Francesca Bocchi