La notizia non può che riempire di gioia e rallegrarci per il successo diplomatico ottenuto. Di certo i nostri militari dovranno tornare in India al termine del periodo di libertà su cauzione, come assicurano il Ministro degli Esteri ed il Capo dello Stato, diversamente sarebbe perduta la nostra credibilità internazionale. Ma il pericolo di una condanna per l’accusa di duplice omicidio ai danni di due pescatori nel corso di un’azione antipirateria sulla petroliera “Enrica Leixa” pende ancora sulla testa di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, in uno stato che punisce tali crimini con la pena di morte.
Per gli indiani tutta la vicenda si è trasformata in una questione di orgoglio nazionale alimentata, forse per motivi politici, dai principali giornali indiani, dubbi che saranno chiariti a marzo quando si aprirà il processo con le comparse davanti al giudice competente, ovvero al termine del periodo elettorale.
Indubbiamente ci sono dei segnali di buona volontà da parte delle autorità indiane, che lasciano ben sperare, nel non permettere che i nostri due militari fossero accumunati a criminali comuni e che trascorressero il periodo di carcerazione preventiva in una “guest house” della polizia di Kochi. La stessa licenza natalizia rappresenta un segnale positivo. Tuttavia, nulla può dirsi visto che ormai l’incidente ha assunto una piega politico – diplomatica che potrebbe sfuggire al controllo delle autorità e non sarebbe più una questione giuridica che vedrebbe l’Italia dalla parte della ragione.
Registriamo il successo e l’impegno della nostra diplomazia, fiduciosi per il futuro, tenendo ancora fortemente le dita incrociate.
Auguri ai nostri militari che hanno sempre mostrato un contegno dignitoso che non può che farci onore.