Giuseppe e Salvatore hanno tredici anni, sono amici e vendono sigarette di contrabbando per guadagnare soldi e poter comprare un motorino. Hanno un sogno in comune: entrare nel giro grosso della mala, e l’unico modo per riuscirci è trovare un boss al quale affiliarsi. È disposto a tutto, Padre Pino Puglisi, per tenere i due ragazzi fuori dai guai. Anche fingere, se necessario. Questa è la sintesi del cartone animato dedicato a Padre Pino Puglisi “La missione di 3P”: racconta l’esperienza e gli insegnamenti del sacerdote ucciso per il suo costante impegno evangelico e sociale. Il cartone – trasmesso su Rai2, e in anteprima nel Centro Padre Nostro – è diretto da Rosalba Vitellaro, che firma anche la sceneggiatura insieme ad Alessandra Viola e Valentina Mazzola, e si avvale delle voci di Leo Gullotta (Padre Pino Puglisi), Donatella Finocchiaro (Anna) e Claudio Gioè (Don Ciccio e il parroco).
La regista sabato 15 dicembre a Siculiana nell’ambito del III Premio Letterario “Torre dell’Orologio” ha ricevuto un riconoscimento speciale.
L’intervista.
Ricevere un premio per un lavoro voluto fortemente è la riprova che il lavoro andava fatto, ammette Rosalba Vitellaro. Se a questo aggiungiamo che il premio arriva inaspettato e per di più da una cittadina siciliana… beh la soddisfazione si triplica.
Nell’epoca dei 3D che cosa i giovani spettatori apprezzano maggiormente de “La missione di 3P” e quindi di Padre Pino Puglisi?
L’epoca sarà del 3D ma noi amiamo sperimentare il 3P. A parte la battuta noi de LARCADARTE puntiamo sui contenuti non certo sull’innovazione tecnologica. Fare cartoni animati ti avvicina al mondo dei bambini con discrezione e purezza. Parlare loro attraverso un linguaggio semplice ci può portare a conoscere e comprendere il loro mondo che non necessariamente deve essere ricco di supereroi inventati e povero di quelli che sono realmente esistiti. E poi volete mettere l’eleganza e l’armonia di un disegno che viene animato a mano con oltre 800 disegni per minuto dove il movimento più naturale viene studiato e disegnato con arte?
Già dalla scelta dei nomi di Giuseppe e Salvatore c’era giustamente l’intenzione di parlare non genericamente ma della realtà siciliana: è stato facile muoversi fra cliché senza però cadere nel banale o nello scontato?
È una scelta stilistica. Io adoro il classico ma innovo nella storia anche se trattiamo storie vere. Ma il punto consiste proprio in questo. Ad inventare storie siamo tutti bravissimi, ma raccontare ai piccoli una storia vera è sempre un po’ più rischioso e il bello della sfida consiste proprio in questo, trovare la chiave giusta. Ci si confronta e ci si rimette in gioco ogni volta. Non è stato per nulla facile. Non è mai facile provare a scrivere una storia vera da raccontare ai bambini dove il nostro eroe muore per mano mafiosa. In questo la Rai ci è molto di aiuto. Il nostro produttore esecutivo Rai Annita Romanelli è una grande maestra e i suoi suggerimenti per noi sceneggiatori sono delle vere iniezioni di sapienza e intuito.
Gli illustri doppiatori hanno aderito – immagino – subito e con entusiasmo. Come ha fatto a coinvolgerli?
La nostra avventura con i grandi nomi che prestano le loro voci è iniziata sei anni fa. Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro sono con noi dall’inizio e devo ammettere con enorme meraviglia della sottoscritta, se si considera che questi veri amici non hanno mai voluto ricevere un compenso per la loro opera. Leo Gullotta è un episodio a parte. L’ho conosciuto una estate ad Acicatena (CT): mi sono presentata e gli ho proposto la parte da doppiare. Allora stavamo iniziando il cartone dedicato ai giudici Falcone e Borsellino. La sua risposta, senza pensarci nemmeno un secondo, fu un SÌ entusiasta e addirittura fu lui, alla fine degli accordi, a ringraziare me per la proposta. Ovviamente anche lui senza voler ricevere nessun compenso e in più, dopo i turni di doppiaggio ci ha invitato a pranzo con lui. Davvero un esempio di assoluta generosità non solo per il lavoro, ma per la nostra terra. L’anno successivo sempre in estate in Trentino per ritirare il premio “alta qualità per l’infanzia” ho conosciuto Paolo Belli. Si trattò anche in quel caso di una sensazione a pelle. Avevo notato i suoi occhi lucidi dopo il trailer del nostro cartone e spinta dalla voglia di coinvolgere i migliori artisti mi sono avvicinata a lui facendogli una proposta logica cioè quella di occuparsi della musica del nostro 3P. Ha accettato immediatamente e come per Leo anche lui mi ha ringraziato per averlo coinvolto in un progetto così unico nel suo genere, anche lui senza compenso. Questi per me sono i veri artisti!
La figura di Puglisi è davvero e felicemente somigliante al sacerdote: come veicolare un messaggio cosi importante attraverso tali immagini? e come farle sposare con regia e sceneggiatura?
Abbiamo lavorato alla sceneggiatura proponendo anche in questo caso una storia che è inventata, ma che mantiene l’essenza reale del personaggio. In due parole; quando i fratelli e i nipoti di Padre Puglisi hanno visto il cartone in assoluta anteprima, ci hanno detto: ma come avete fatto a cogliere il vero carattere di Pino senza averlo mai conosciuto? Alla domanda mi permetto di rispondere con una frase che spero venga compresa da molti: è stata la beata provvidenza! Padre Puglisi ci è stato vicino e ci ha guidato fino alla fine.