La fine del regime in Siria non è imminente come sembrava volgere dopo le battaglie di Damasco e Aleppo. Basshar al-Asad, sostenuto da Russia e Iran, resta saldamente al potere e tutto lascia prevedere che lo resterà ancora per molto tempo, anche se non sembra disporre delle forze necessarie per controllare il territorio in tutto il paese.
Le manifestazioni di protesta, dopo un anno e mezzo dal loro inizio, sono sfociate in guerra civile aperta con violenze indiscriminate da parte di tutti gli attori.
Fra le forze che si oppongono al regime la più rappresentativa, l’Esercito Siriano Libero (ESL), controllerebbe la maggioranza di tutti i combattenti, ma non ha la forza ne le armi per rovesciare le posizioni sul terreno.
Tra le milizie antagoniste al regime cercano di inserirsi i mujahidin di Al-Qaida, che tuttavia possono contare su una limitata aliquota di combattenti, mentre si rafforzerebbero quelle della “Fratellanza Musulmana”, che avrebbe già creato delle basi a Damasco e in altre principali città. Peraltro, considerate le notevoli risorse economiche e simpatie di cui può disporre, la Fratellanza si candiderebbe a gestire il potere alla caduta di Basshar al-Asad in opposizione all’ESL.
Al momento non è possibile ipotizzare alcun sviluppo della situazione, che potrebbe sbloccarsi a favore di uno dei contendenti solo con il massiccio arrivo di rinforzi da paesi terzi.
L’Italia con i suoi massimi rappresentanti istituzionali si è schierata contro il regime di Basshar al-Asad, e il sottosegretario agli Esteri italiano Staffan De Mistura ha dichiarato che il governo chiederà al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di revocare tutte le onorificenze conferite dall’Italia a Basshar al-Asad. Una posizione forte che potrebbe ulteriormente compromettere i grandi interessi economici e commerciali del nostro dell’Italia con la Siria