Il presidente siriano Bashar Assad è apparso nella TV di stato, dopo i combattimenti dei giorni scorsi nei quartieri della capitale e la morte di alcuni suoi principali collaboratori, tra i quali: il ministro della Difesa Dawoud Rajha, 65 anni, un ex generale dell’esercito, il generale Assef Shawkat, 62 anni sposato con la sorella maggiore di Assad, Bushra, sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e Hassan Turkmani, 77 anni, un ex ministro della Difesa che ha gestito la crisi.
Il video, andato in onda senza audio, ha mostrato il presidente calmo, in abito blu e cravatta, e, molto probabilmente, è servito a rassicurare sulle sue buone condizioni di salute.
La stessa TV di stato ha annunciato che l’esercito Siriano fedele ad Assad ha ripulito il centro di Damasco da terroristi e mercenari ed ha ristabilito la sicurezza schierando carri armati ed artiglierie. Per contro i ribelli asseriscono di essersi ritirati dal centro della capitale per salvare la vita ai civili.
Resta ancora un mistero come sia stato possibile attentare ad un edificio dove era in corso una riunione ad alto livello.
Alle Nazioni Unite la Russia e la Cina hanno posto il veto su una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza per porre fine alla crisi e Damasco evita le sanzioni. Il voto lascia molti dubbi sul futuro e sull’efficacia della missione degli osservatori ONU. Il Magg. Gen. Robert Mood, il capo norvegese di circa 300 osservatori disarmati delle Nazioni Unite in Siria, ha sollecitato una soluzione diplomatica (la missione, nel contempo, è stata prorogata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU per altri trenta giorni).
Intanto, il governo siriano, tramite l’ambasciatore di Damasco presso le Nazioni unite, Bashar Ja’afari, ha dichiarato il suo appoggio al piano di pace dell’inviato speciale Kofi Annan ed ha anche dato la disponibilità per un dialogo nazionale con l’opposizione, aggiungendo però che “è necessario un sincero impegno internazionale e politico da tutte le parti, specialmente da chi ha influenza su gruppi e opposizione armati“. Il diplomatico ha poi sottolineato che “alcuni Paesi stanno ancora cercando di danneggiare ogni sforzo mirato a risolvere in modo pacifico i problemi della Siria“. Ja’afari ha infine attribuito a elementi di al-Qaeda e a jihadisti la responsabilità dell’esplosione di mercoledì a Damasco, in cui hanno perso la vita il ministro della Difesa, il suo vice che era anche cognato del presidente Bashar Assad ed ‘ex ministro della Difesa.
Il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha dichiarato “bisogna dare la sensazione ad Assad che il suo tempo è finito, che lasci il campo” e la comunità internazionale deve ora “puntare sul rafforzamento dell’ormai ampio gruppo ‘Amici del popolo siriano’ che raggruppa oltre 100 Paesi”.