IL FUTURO DELL’AQUILA NELLA SUA BANCA

24 Marzo 2012
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E’ notizia recente: la Carispaq lascia la Città, o meglio, il “marchio” rimarrà, ma la testa è ormai altrove.

Si tratta di una “bomba”, ma grosse reazioni non sembra averne suscitate: la Città ha mandato giù, letteralmente, come fa da tre anni a questa parte, un po’ rassegnata, forse disinteressata, e la notizia è passata. Eppure, la Carispaq è la Banca degli Aquilani, l’Ente creditizio della città e per la città da sempre.

Leggiamo sul sito: “La Cassa di Risparmio della Provincia dell´Aquila, fondata nel 1859, fu la prima ad essere istituita nell’Italia Meridionale.[…] Nei primi anni di vita l´Istituto fu costretto ad operare in un contesto economico locale assai difficile, aggravato da una lunga crisi dei mercati nazionali ed internazionali che durò sino agli inizi degli anni ’80 dell’Ottocento. […] con la ripresa economica dei primi anni del Novecento accentuò la sua vocazione di istituto a sostegno dello sviluppo del territorio. […] la Cassa divenne così la vera e propria banca della provincia dell’Aquila”.

La sede sotto ai Portici costituiva un punto d’incontro fondamentale nella vita quotidiana degli Aquilani, non solo per motivi economico-finanziari.
La Banca, da tempo, stava perseguendo una sorta di politica culturale e stava ampiamente contribuendo alla vita sociale della Città. La hall della sede centrale era spesso “prestata” come luogo di mostre e manifestazioni dei generi più diversi costituendo, così, un terminale nevralgico nel Centro storico brulicante di vita. Oggi, come tutti, anche la Carispaq ha dovuto
“riciclarsi”, pur continuando a costituire un punto di riferimento, per L’Aquila e gli Aquilani.
D’altronde, sulla scorta delle novità normative succedutesi nel tempo, fin dal 1999 la Carispaq è partecipata, fra gli altri, dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Questa, però, è prassi normale in un sistema globalizzato quale è in particolare il mercato economico-finanziario, nulla da ridire, nulla di cui allarmarsi.

Con lo spostamento della direzione generale la questione cambia aspetto: L’Aquila perde pezzi e pezzi importanti in un assordante silenzio generale, silenzio soprattutto a livello politico che, invece, dovrebbe essere il primo a muovere la difesa delle proprie antiche posizioni. Forse più della paventata ipotesi di zona franca, questa notizia dovrebbe far riflettere e mobilitare l’opinione pubblica.
Assistiamo ad un depauperamento, spesso mantenuto sotto traccia, ammantato di legittimismo e dovere, davanti al quale gli Aquilani restano a guardare, un po’ disarmati, forse disillusi, sicuramente incapaci di reagire. Un altro attacco è stato sferrato alla Città, di nuovo vittorioso; un altro pezzo di Storia viene meno, cancellando una parte di passato glorioso che mai più sarà.
Chissà se la Politica si risveglierà in tempo per passare al contrattacco. Se però bisognerà attendere gli esiti della prossima tornata elettorale, probabilmente sarà troppo tardi per l’inevitabile.

Francesca Bocchi 

 

 

 

 

 

 

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