La riduzione delle spese militari a vantaggio di maggiori risorse disponibili da investire in attività sociali è un leit-motiv, agitato spesso da più parti e che sortisce sempre effetto.
E’ un vecchio motivetto che ritorna in auge, soprattutto in periodi di crisi economica come quello che stiamo vivendo, quando, cioè, bisogna “tirare la cinghia” ed i sacrifici dovrebbero valere per tutti.
Recentemente, l’acquisto dei nuovi aerei F35 ha prestato il fianco a numerose polemiche a causa degli elevati costi degli stessi e della loro efficacia in relazione all’impiego.
La programmazione dello strumento militare avviene normalmente in virtù di esigenze future, prioritariamente di natura politica in secondo luogo militari. Il programma, pluriennale, una volta definito prende corpo, si sviluppa e viene aggiornato di volta in volta in relazione alle risorse disponibili, potendo quindi venire dilazionato nel tempo in relazione alla sostenibilità finanziaria. Ciò spiega perché i tempi previsti non vengono quasi mai rispettati.
Le FF .AA. sono al servizio della Repubblica e rappresentano una risorsa per la Comunità Nazionale e come tale occorre mantenerle ad un livello di efficienza elevato.
Basta osservare le attività delle FF .AA. negli ultimi anni ed i risultati ottenuti sia all’estero – attività imposteci dalla politica internazionale per la stabilizzazione delle aree di crisi – sia nel
territorio nazionale a favore della comunità, per fronteggiare in qualsiasi settore della vita pubblica situazioni di crisi come dimostrano gli interventi svolti in occasioni di Pubbliche calamità per terremoti, alluvioni, sostegno alle Forze di Polizia per garantire l’Ordine Pubblico o situazioni di difficoltà delle comunità locali come lo smaltimento dei rifiuti a Napoli per rendersi conto della loro valenza.
Un traguardo così prestigioso, con riconoscimenti unanimi, è stato facile da raggiungere grazie alla maggiore professionalità del personale impiegato (volontari) ed all’equipaggiamento (mezzi ed armamento) disponibile. Si è trattato di un salto di qualità che ha posto le FF.AA. italiane allo stesso livello degli altri paesi occidentali, grazie ad una combinazione di eventi mai raggiunta prima.
Un’ultima riflessione, l’Italia, in quanto alle spese generali, destina alla Difesa circa lo 0,90% del PIL, una somma nettamente inferiore a quella delle maggiori potenze europee quali la Francia (1,5%), la Germania (1,25%) e la Gran Bretagna (2,15%)*.
* dati medi degli ultimi anni.