I Paesi emergenti alla riscossa
Qualche anno fa lessi con piacere ed estremo interesse un libro di Federico Rampini, notissima “penna” di Repubblica da Pechino. Il libro dal titolo “L’impero di Cindia” è relativo all’exploit di Paesi – un tempo emergenti – cioè Cina ed India, da cui la crisi.
Mi colpì molto, sicuramente per la mia “ignoranza” – nel senso etimologico di “non conoscenza” – dei processi in atto in quei Paesi dell’Estremo Oriente, che da sempre si era abituati a considerare come in via di sviluppo. Ho scoperto in quella sede, invece, che essi costituiscono le forze emergenti del Pianeta. Dalle quotidiane notizie dei giornali, emerge un’ulteriore novità: la Cina non solo ha già elargito una somma consistente, ma si è dichiarata disponibile a farlo anche per le gerontocrazie occidentali (Germania inclusa). Ancora più “incredibile” è la disponibilità espressa in tal senso anche dagli altri Paesi Brics (acronimo per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). D’altronde, dall’inizio del XXI secolo, sono questi i Paesi con una grande popolazione (addirittura in crescita), enormi territori, abbondanti risorse naturali, forte crescita del PIL e crescita del commercio internazionale: più di così non si potrebbe!
Il confronto con l’asfittico mondo occidentale è presto fatto: siamo un prodotto vecchio, la cui curva – stabile e matura da tempo – tende ormai al declino. La nostra fortuna in termini demografici è costituita dagli extracomunitari, che apportano nuove risorse lavorative ed abbassano la media della popolazione. L’uomo bianco, insomma, tende all’estinzione e, con lui, un’epoca ed un mondo! E’ strano, come è strano aprire un atlante geografico e non trovare più i Paesi che abbiamo studiato a scuola. D’altro canto, fa parte dell’evoluzione delle cose e del mondo: tutto scorre, come ci hanno insegnato i Greci antichi! L’ interesse di tutti è quello di supportare la ripresa; a maggior ragione, è interesse dei Paesi più “giovani”: il default che dovesse colpire uno Stato qualsivoglia colpirebbe di riflesso tutti gli altri, con una sorta di effetto domino amplificato. Per Paesi che hanno molto da offrire sui mercati, che presto potrebbero sostituire nel G7 gli attuali componenti, è massimo l’interesse ad evitare che la situazione precipiti. Il mondo sta cambiando, anzi, è già cambiato profondamente; ciò che manca ancora è la piena consapevolezza di questo fatto. Ben presto ognuno di noi si troverà di fronte interlocutori molto diversi da quelli soliti, con diverse tradizioni, diversi modi di pensare ed agire.
Forse sarebbe il caso cominciare ad attrezzarsi…
Francesca Bocchi