Ho un sogno: vorrei che la mia Città …
L’Aquila è da sempre considerata “Città di cultura” nel senso più ampio del termine: il Foro ha espresso ed esprime personalità di rilievo, spesso “prestate” alla Politica; la Musica con uno stimatissimo Conservatorio; l’Arte in generale, testimoniata da vestigia antiche e pregevoli che ponevano L’Aquila al sesto posto in Italia per patrimonio artistico e culturale, come i suoi abitanti hanno scoperto, stupiti, post-terremoto. Ad arricchire l’offerta culturale si aggiunga il ricco “sottobosco” di Associazioni ed Istituzioni che, pur tra mille difficoltà, hanno ripreso ad operare ad alti livelli ed alle quali bisogna senz’altro rendere merito. Il merito è ancora maggiore considerata la scarsità di fondi a disposizione, attuale scarsità di fondi in generale, a maggior ragione quelli a disposizione della Cultura!
Eppure, il ruolo di tali Organismi, sostanzialmente basati sul volontariato e la buona volontà degli appassionati, è lodevole: consente di mantenere vivo l’interesse per le opere del passato, affina le menti e gli spiriti, educa le coscienze, prepara al futuro. Considero per esempio le Corali presenti all’Aquila e nel circondario: aggregazioni del tutto volontarie di di persone accomunate dalla musica che, grazie alla musica, in questo mondo post-sisma, hanno ritrovato il modo ed il piacere di stare insieme. Stesso piacere che accomuna i
tanti che frequentano i concerti organizzati dalla Società dei Concerti “B. Barattelli”, dall’Istituzione Sinfonica Abruzzese, dai Solisti Aquilani, solo per citare le più “note”, senza peraltro tralasciare l’offerta teatrale, con il TSA ed il Teatro dell’Uovo – anche qui a fini esemplificativi – i quali hanno riaperto i battenti e, come per la Musica, hanno profuso uno sforzo tale da offrire stagioni pregevoli, se non addirittura migliori, rispetto a quelle pre-terremoto! I risultati sono stati estremamente lusinghieri e questo non era scontato. Non era scontato innanzitutto per i luoghi fisici in cui organizzare gli eventi e raccogliere persone, visto che L’Aquila non ha mai avuto un vero e proprio Auditorium, sogno irrealizzato per molti.
Certo, essenziale è il ruolo svolto da quello della Scuola di Finanza, reso sempre disponibile grazie a comandanti illuminati. D’altro canto, è cosa ben diversa dall’avere a disposizione uno spazio “dedicato”, aperto a tutti e fruibile da tutti, come luogo eletto per attività culturali nel senso più ampio del termine. Oggi, dopo il sisma, di Auditorium ne sono stati “offerti” ben due, ma, nel frattempo, bisogna fare i conti con la realtà che abbiamo. Quindi, Collemaggio tutta incerottata, S. Domenico riportata agli antichi fasti, il Ridotto incastonato fra le rovine del Centro storico martoriato. Poi, il Duomo “intubato” che ha ospitato opere della Biennale con Sgarbi testimonial e la Piazza del Mercato open air che fruisce della tensostruttura polivalente, utilizzata a fini i più disparati e che costituisce il naturale luogo di aggregazione della popolazione, come, prima del terremoto, era il mercato! Da non dimenticare i “nuovi”
luoghi, quelli che sono germinati a seguito della ricollocazione degli Aquilani nei nuovi poli abitativi, quali Murata Gigotti a Coppito e Casa Onna, ad Onna, appunto. In definitiva, si è trovato – senza cercarlo – il modo di delocalizzare la Cultura e portarla laddove fino a ieri non arrivava: si sposta Maometto e, per una realtà provinciale spesso un po’ “chiusa” come quella aquilana, si tratta di un aspetto dirompente! Ho un sogno: vorrei che la mia Città potesse godere, in un futuro non troppo lontano, di uno spazio simile al Parco della Musica di Roma, un solo luogo in cui ascoltare musica, assistere a pièces teatrali, godere di mostre ed esposizioni.
Forse nella mente dei “ricostruttori” c’è già. In caso contrario, meditate gente, meditate!
Francesca Bocchi