Pigramente distesa sul lettino in spiaggia osservo scorrere davanti a me la varia umanità come davanti ad uno schermo. Chiudo gli occhi. Al riaprirli intercetto lo sguardo, subito distolto, di un “vu’ cumpra’” seduto poco distante a riposare.
Entrambi siamo assorti nei nostri pensieri, i suoi sicuramente molto diversi dai miei, ma in qualche modo mi “aggancia”, i miei pensieri cambiano direzione e lo osservo più attentamente.
E’ un africano, probabilmente del cuore dell’Africa a giudicare dal colore della pelle: chissà da dove verrà, chi avrà lasciato nel suo Paese, se mai ci tornerà. Chissà come è arrivato fin qui e come vive…
Poi, andando oltre, al di là di lui, penso a quanto sia strano che la Terra che ha dato la vita all’Uomo sia quella più martoriata delle altre, ma è questo il destino che perseguita l’Africa.
Oltre a guerre intestine e fratricide particolarmente cruente – frutto del lavoro incessante degli uomini “ l’un contro l’altro armati” – si accanisce anche la Natura a rendere la vita irta di ostacoli spesso fatali.
La piaga della fame imperversa e colpisce praticamente l’intero Continente, forse con le sole eccezioni delle grandi Città metropolitane.
Tanto si è fatto finora, la poliomielite è quasi del tutto debellata e la speranza è che in un giorno non troppo lontano si riesca a vincere anche l’altra catastrofe umanitaria rappresentata dalla malnutrizione e dalla mancanza di cibo, ma, per ora, si tratta di un evento ben lungi dal realizzarsi.
Si continua ad assistere praticamente impotenti alla morte dei più deboli, primi fra tutti i bambini: le notizie “sparate” dai media si affollano a migliaia nel breve volgere di minuti e l’ascolto è come anestetizzato, trangugiamo tutto senza troppo riflettere, presi dalla frenesia quotidiana e dai piccoli problemi che ci assorbono cinicamente.
Tutto il resto è altro da noi anche perché lontano.
Troppo spesso si dimentica che dietro i numeri, per definizione astratti e freddi, c’è lo strazio di donne e madri, abituate a sopportare tacendo.
Prevale la rassegnazione silenziosa propria di chi sa di non potere nulla contro il Fato, destino crudele al quale si deve una sorta di tributo di lacrime e sangue. D’altronde, i sacrifici agli Dei sono patrimonio di ogni religione…
Strano pensare al processo inverso che investe il mondo occidentale: da noi le coppie senza figli, che non possono averne, sembrano investite da una sorta di maledizione. Lì la maledizione è averne, o meglio, averne in numero superiore per poter garantire loro la sopravvivenza!
Quando ero bambina ricordo una sorta di mantra: non sprecate il cibo, c’è chi non ne ha per niente.
La situazione persiste, nonostante gli anni trascorsi ed i tentativi fatti. Il problema – forse – è che i tentativi e l’interesse provengono più dalla Solidarietà della gente che dalla Politica…
Il “vu’ cumprà” raccoglie il suo fardello e si allontana. Lo accompagno con gli occhi finchè non diventa un puntino all’orizzonte, quindi torno ad osservare gli occupanti degli ombrelloni davanti a me. C’è un bimbo che gioca con secchiello e paletta: mi tira un po’ di sabbia e corre via ridendo. Sorrido anch’io e mi preparo per tornare a casa a pranzo.
Francesca Bocchi