E’ una maledizione, quanto i negoziati di Pace tra Israele e Palestinesi sembrano giungere positivamente al termine si interrompono.
Da qui la richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese all’ ONU per il riconoscimento del proprio Stato, in occasione dell’Assemblea Generale annuale prevista per il 20 settembre p.v.. Gli ultimi avvenimenti, la linea intransigente della Turchia nei confronti di Israele prendendo a pretesto le mancate scuse ufficiali per l’attacco alla flottiglia di pace diretta nella striscia di GAZA, l’assalto all’ambasciata israeliana in Egitto, dopo l’ infiltrazione di un commando terroristico nel Sinai, sembrerebbero essere coordinati al perseguimento del medesimo obiettivo: forzare i tempi per il riconoscimento dello stato Palestinese.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrà preliminarmente esprimersi in senso favorevole, ma gli Stati Uniti hanno già dichiarato che porranno il veto, motivo per cui il riconoscimento per tale strada è da escludersi. Ma l’Assemblea potrebbe ugualmente riconoscere la Palestina con il voto favorevole di due terzi degli stati membri (129 Paesi), la caccia al voto è iniziata. In tale ipotesi il riconoscimento varrebbe solo per quegli stati che si sono espressi favorevolmente. Tuttavia molti stati hanno già dichiarato di non appoggiare la risoluzione Palestinese, ivi compreso l’Italia.
L’unione Europea, che pure si era espressa per “due popoli due stati” non ha concordato una posizione univoca e i singoli stati potrebbero andare al voto in ordine sparso.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è espresso positivamente nel sostenere la richiesta Palestinese.
Politicamente il mancato riconoscimento indebolirà la strada finora seguita dal Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, a favore di Hamas il cui fine ultimo è l’eliminazione dello Stato di Israele. Sicuramente lo scontro tornerà a riaccendersi. Forse una nuova intifada è alle porte, favorita dalla primavera araba e dalle difficoltà conseguenti ai cambiamenti sopravvenuti negli Stati della Regione, in particolare la Siria, che potrebbero scaricare le tensioni interne sul problema Palestinese.
Come sempre a pagarne le conseguenze sarebbe ancora una volta il martoriato popolo Palestinese sulle cui disgrazie speculano in tanti.