Riceviamo e pubblichiamo con piacere una lettera di “dolore” e di “accorato appello ” dalla dottoressa Emanuela Mariani che nella sua funzione di presidente dell’Associazione Onlus NoiXLucoli” (ora dimessasi) ha dedicato molto del suo tempo libero, con passione ed amore, per la realizzazione di un “Parco della Memoria” in località Lucoli (paese a circa 20 Km dall ’Aquila) in ricordo delle vittime del terremoto. Dopo la fatica e la soddisfazione per quanto realizzato un atto di vandalismo ha distrutto parte della recinzione.
Per chi volesse approfondire il progetto basta andare sul Blog: noixlucoli.blogspot.com
Lettera aperta alle comunità di Lucoli
“Atto di vandalismo?
Il vandalismo è indicato come un disturbo del comportamento tipico dell’età adolescenziale, che porta i ragazzi a unirsi in branco e, per creare un diversivo alla vita monotona di tutti i giorni, devastare quello che incontrano sul loro cammino. Spesso ciò che spinge a questi atti è la noia e l’incapacità di gestire la solitudine, un modo per distrarsi dal senso di vuoto che oggigiorno accomuna molti giovani. I ragazzi si trovano in branco e vivono queste “missioni” come un diversivo.
E’ dunque per questo motivo che sono state spaccate a pedate le assi della staccionata ed è stata tagliata con le cesoie la rete di recinzione del Giardino della Memoria dedicato alle vittime del terremoto del 2009?
Questo scritto vuole essere una lettera aperta alla Comunità lucolana, non solo alla componente rientrante nella categoria dei “giovani” spesso frettolosamente additata come responsabile di atti di danneggiamento dei beni comuni, ma anche a quella degli adulti, dei genitori, dei nonni: è indirizzata a tutti i componenti “pensanti” della società del territorio.
Il sito del Giardino della Memoria è da considerarsi come un BENE COMUNE, del quale tutti possono fruire e che quindi arricchisce tutti, se poi si considera che è stato realizzato con l’apporto di piccole donazioni che sono state effettuate da persone che hanno voluto pensare al territorio di Lucoli pur non conoscendolo (molti stranieri) ed hanno voluto regalare il loro
interesse e sostegno per questo progetto simbolico, a maggior ragione riveste un particolare valore. Quindi il memoriale e gli alberi da frutto sono la CASA DI TUTTI: una porzione di
territorio in cui vivere, crescere, gioire della bellezza della natura; il territorio è di ognuno di noi, ha bisogno di tutti, dell’intelligenza, delle idee e di azioni positive.
Gli atti di distruzione non esprimono azioni positive!
Se gli autori del vandalismo che ha danneggiato quanto faticosamente costruito gratuitamente da volontari sono stati dei ragazzi che vivono un’età di ribellione, di protesta, in cui nulla va
bene, e sfogano la rabbia distruggendo ciò che ritengono non gli appartenga, a loro diciamo che è con la condivisione che si diventa realmente cittadini. A loro diciamo di “godersi la vita, innamorarsi, essere felici”, come diceva ai giovani il Giudice Caponnetto, ma diciamo anche che per essere felici occorre il “rispetto”, per se stessi innanzitutto, perché amare se stessi vuole dire avere fiducia anche nell’altro, che è specchio di sè e ci aiuta a vivere con un rapporto di scambio, per migliorarci insieme. Ancora, a loro ripetiamo le parole del Giudice Paolo Borsellino: “sono ottimista, perché so che voi giovani, quando sarete adulti, avrete maggiore forza di reagire di quanta ne abbiamo avuta io e la mia generazione”, sono parole scritte da una persona, che sapeva di andare incontro alla morte, perché sapeva che il tritolo per lui era già arrivato a Palermo; aveva già chiamato il confessore e si era già fatto impartire la comunione, perché diceva: “Devo essere pronto in qualunque momento al grande passo” e probabilmente sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima domenica.
(per leggere queste parole memorabili: http://www.globalocale.net/view.php?testo=GIUDICE.htm)
A questi possibili e non confessi ragazzi chiediamo anche di rispettare ciò che è stato dedicato alle vittime del terremoto, a chi avrebbe voluto continuare a vivere, forse in modo più
costruttivo…. ed è stato invece stroncato in quella terribile notte del 6 aprile del 2009. A questi possibili e non confessi ragazzi chiediamo ancora, di rispettate ciò che è stato costruito con amore e con la fatica ed il sacrificio di volontari, uomini e donne, sempre più rari ai nostri giorni, che compiono azioni per gli altri anche se non è conveniente perchè credono nella possibilità di poter contribuire ad una società migliore e partecipata. Se invece i danneggiamenti non fossero opera di “giovani ribelli” ma di adulti che non hanno condiviso da sempre il progetto del Memoriale allora rivolgiamo agli Amministratori Istituzionali, ai rappresentanti della Comunità Parrocchiale, alle Famiglie di Lucoli la seguente domanda:
se la Comunità degli adulti distrugge se stessa e ciò che incarna i valori più pregnanti della vita sociale, come potrà essere intrapresa una reazione culturale, morale e religiosa, che coinvolga tutti a Lucoli, che abitui tutti a sentire la bellezza del profumo della libertà, che si possa opporre al puzzo del compromesso morale, che si possa opporre all’indifferenza verso chi non è allineato o non è amico di chi conta e quindi va ostacolato e disconfermato anche con i vandalismi?
Crediamo che la libertà sia l’unico humus sul quale si possa sviluppare il vivere civile in qualunque terra.
Ricostruiremo e ripristineremo quanto danneggiato, così come già fatto nell’altra circostanza di vandalismo del gennaio 2011 perpetrata a Colle di Lucoli all’indomani di un’iniziativa promossa dalla nostra Associazione per la pulizia della Frazione ed attribuita da parti autorevoli ad una “ragazzata”.
Emanuela Mariani
Simili atti di ordinaria inciviltà e vandalismi vari si ripetono puntualmente nel periodo di ferragosto e pasquetta, con tentativi di appiccare incendi, devastazioni gratuite. In particolare vorrei stigmatizzare il vandalismo sistematico perpetrato da ignoti sul sito della crocetta che Renato Giardini ha realizzato con passione e fatica tutto da solo. Vorrei aggiungere alla lista la distruzione dell’orologio del 1760 sulla chiesetta di san Michele che restaurai nel 1968 e trovai devastato il giorno seguente con i meccanismi gettati dal campanile e frantumati nelle rocce sottostanti. E che dire delle canne d’organo pestate sotto i piedi alla beata cristina? E dove sono finiti le decine di attrezzi del museo della pastorizia, sottratti nel 1968 ai lucolani nell’illusione di creare un museo nell’abazia si San Giovanni? Che dire delle chiese impunemente depredate a Lucoli? Che dire degli arredi spariti da palazzo Cialente di Collimento, e ricomparsi qua e là ad ornare alcune seconde case? Chi si ricorda di una mia lettera inviata alle Belle Arti che profetizzava il rischio di incrinare le campane di San Giovanni per via delle funi scese a livello del terreno esterno ed esposte alla mercè del primo scemo che passava? La risposta delle Belle Arti fu il solito refrain: “Stia tranquillo ce ne uccuperemo noi” infatti una delle campane e forse anche un’altra si è spaccata. Chi non ricorda la chiesa della Beata lasciata aperta l’intera giornata “per prendere aria” che man mano si svuotava dei preziosi arredi, paramenti sacri, quadri ed altro? L’unica tela che si è salvata è quella di Re David, sull’organo privo di canne. La nascosi sul contro soffitto della chiesa col rischio d’essere accusato di furto e successivamente la affidai ai restauratori che l’hanno ricollocata al suo posto. E qui non si tratta solo di ragazzini annoiati ma anche di alcuni parroci “incauti” per non dire peggio, che si sono avvicendati negli anni. Per esperienza posso affermare che alcune generazioni di ragazzini vandali provengono spesso da famiglie ben note e che alle mie rimostranze mi hanno persino minacciato. L’episodio si riferisce a qualche anno fa.. Mi trovavo dentro un ricovero attrezzi sul terreno di mio padre, quando sentii una voce: “C’é nessuno?” Si! Vengo!. Risposi io. Dopodichè appena sull’uscio un sasso da mezzo chilo si schiantò sul muro a qualche centimetro dalla mia faccia. Inseguii il gruppetto fino alla fonte della Beata Cristina dove si fermarono con aria spavalda di sfida. Feci loro un bello shampoo e me ne andai icavolato nero. Sapete quale fu la risposta alla domanda: “Perchè fate queste brutte cose?” fatta ai ragazzini da una residente?:
“Ma noi credevamo che era un vecchi pazzo che viveva solo dentro la capanna”.
Lascio a voi ogni considerazione.
Quel branco faceva parte di un piknik che i loro genitori avevano improvvisato nei pressi lasciando sul luogo ogni sorta “de monnezza”, per dirla alla romana. Complici anche i noi lucolani e le autorità che per quieto vivere, pieghiamo la testa alla tracotanza dei borgatari in vacanza.
Questo è passato lontano e recente. Adesso ricominciamo col Giardino della memoria, ancora senza reagire?
Roberto Soldati