L’Assegno Speciale è un assegno vitalizio corrisposto agli Ufficiali in congedo dell’Esercito e dei Carabinieri collocati nella riserva o in congedo assoluto.
L’Assegno Speciale è una forma di previdenza parallela, un vitalizio maturato a seguito dei contributi versati durante la vita militare, concesso a partire dal 65° anno di età. La gestione amministrativa, finanziaria e contabile dei fondi previdenziali è sviluppata “dall’ Ufficio di Gestione” della Cassa di Previdenza delle Forze Armate a cui risale la responsabilità degli indirizzi decisionali deliberati dal Consiglio di Amministrazione.
L’attuale, ridicola, entità del’Assegno Speciale consente di raggiungere la mera restituzione dei contributi versati per il beneficio dall’inizio della sua erogazione dopo circa diciannove anni fissata dalla data di cessazione dalla posizione di ausiliaria. Termine spesso non raggiungibile in considerazione della vita statistica media degli italiani.
Ciò premesso, tralasciando in questa sede ogni altra problematica legata all’Assegno Speciale, il Magg. Gen. (r) Vincenzo Ruggieri, Consulente Giuridico Amministrativo della
Presidenza Nazionale ANUPSA allo scopo di sensibilizzare i vertici della Difesa ha inviato una lettera Sig. Generale di C.A. Mario ROGGIO, MINISTERO DELLA DIFESA, Direttore Generale per il Personale Militare e per conoscenza al Sig. Generale Corrado LAURETTA, MINISTERO DELLA DIFESA, Cassa di Previdenza delle Forze Armate che pubblichiamo integralmente. Si fa riserva di pubblicare la risposta del Gen. Roggio e la controreplica del Gen. Ruggieri.
1^ LETTERA AL GENERALE MARIO ROGGIO PER SENSIBILZZARLO SULLA PROBLEMATICA
Magg. Gen. (r) Vincenzo Ruggieri
Consulente Giuridico Amministrativo
Presidenza Nazionale ANUPSA
Al Sig. Generale di C.A. Mario ROGGIO
MINISTERO DELLA DIFESA
Direttore Generale per il Personale Militare
Viale dell’Esercito n.186
00143 R O M A CECCHIGNOLA
E, per conoscenza:
Sig. Generale Corrado LAURETTA
MINISTERO DELLA DIFESA
Cassa di Previdenza delle Forze Armate
Via XX Settembre 123/A
00185 R O M A
OGGETTO: Cassa di Previdenza Forze Armate. Le sorti dell’Assegno Speciale per il personale in quiescenza.
Signor Generale,
sono il Magg. Gen. (r) Vincenzo Ruggieri, 10^ Corso, percettore dell’Assegno Speciale e consulente giuridico amministrativo di alcuni “sodalizi con le stellette” e no. In tale veste mi propongo alla Sua autorevole attenzione. Mi scusi se Le chiedo di dedicarmi parte del Suo prezioso tempo. Ritengo tuttavia che il tema sia di estrema importanza e di attualità. Ho seguito con particolare attenzione il 1° Convegno ANUA svoltasi a Roma sul “Trattamento Pensionistico del Personale Militare”. Convegno da Lei presieduto. Tema a cui mi dedico da diversi anni. In questa sede avrei il desiderio di illustrare alla S.V. il tema dell’Assegno Speciale di cui godono gli Ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, ora gestito dalla neonata Cassa di Previdenza Forze Armate e strettamente connesso al trattamento pensionistico. La defunta Cassa Ufficiali e Cassa Previdenza Sottufficiali, oggi Cassa di Previdenza Forze Armate, ha avuto un passato caratterizzato da luci ed ombre. Un tempo, infatti, quando le disponibilità finanziarie erano abbastanza “floride” e la Cassa era un appendice, sia pure autonoma,
dell’Ufficio Amministrazione Personali e Militari Vari (U.A.P.M.V.), il pagamento dell’Assegno Speciale e dell’Indennità Supplementare erano normale routine. Possiamo dire che avveniva in automaticamente e senza problemi. Tra i compiti della Cassa spiccava anche – all’epoca (circa un trentennio fa) – quello di erogare prestiti ad interessi zero o quasi, addirittura decennali. Le rate dell’epoca erano di entità risibile; nel contempo, l’interesse previsto per BOT e CCT era favoloso (sino al 10% annuo detassato). Era logico pertanto, ottenuto il prestito, investirlo nei più convenienti titoli di stato. Ora invece, la Cassa, per il personale in quiescenza, così come intesa dai vari Consigli di Amministrazione che si sono succeduti, non si presenta più come gradito beneficio per il personale in quiescenza. Infatti, essendo diventata indebitamente serbatoio di finanziamenti per la deficitaria Indennità Supplementare (da notare che il Codice Civile vieta l’impiego di fondi previdenziali per il finanziamento di obiettivi diversi da quelli preordinati) e prevedendo un Assegno Speciale annuo addirittura di misura molto inferiore ai contributi versati, e per di più una tassazione all’aliquota massima, ha perso ogni connotazione favorevole per gli interessati. La responsabilità di tale situazione è sicuramente da attribuire al comportamento omissivo dei Consigli di Amministrazione succedutisi nel tempo, che hanno curato solo l’interesse del personale in servizio incrementandolo, oltre le relative disponibilità. Il tutto, dimenticando di operare nello stesso modo con l’indennità consorella (Assegno Speciale) destinata al personale in quiescenza (priva di incremento, tassata e non resa reversibile). Sin dai tempi più lontani, pertanto, i vari Presidenti della Cassa precursori dell’attuale Consiglio di Amministrazione in cui si dibatte invano il Gen. Paolo Palmieri, attuale rappresentante, nell’ambito del Consiglio di Amministrazione stesso, del personale militare in quiescenza, e segnatamente
dell’A.N.U.P.S.A (Associazione Nazionale Ufficiali Provenienti dal Servizio Attivo), hanno curato solo gli interessi del personale in servizio. In sostanza non sono state mai messe in discussione le negative ed ingiuste peculiarità in cui si trova l’Assegno Speciale istituito con legge 371/1940 Anno XX E. F. Da quei tempi, infatti, l’assegno non ha subito adeguamenti alle varie discipline previdenziali né incrementi retributivi per adeguarlo al costo della vita. Non è stata introdotta la reversibilità né l’una tantum in caso di premorienza dell’iscritto. Ci sono
stati solo modesti tentativi di soppressione cercando di salvaguardare, almeno in linea di principio, i diritti acquisti; tentativi, fino ad ora, andati a vuoto. La compagine associativa A.N.U.P.S.A., dal canto proprio, si è prodigata con ogni mezzo nell’intento di salvaguardare i diritti degli ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri in quiescenza. Ma i colloqui in atto, all’interno dell’attuale Consiglio di Amministrazione, hanno registrato solo vaghe promesse e nulla più. Ed è pertanto demoralizzante constatare la pervicacia con cui il personale in servizio tende a difendere i propri privilegi a danno del personale in quiescenza tra la generalizzata indifferenza dei vertici della Difesa e del mondo politico. Se una simile situazione si verificasse in campo civile si potrebbero immaginare le violente reazioni e l’atteggiamento dei pertinenti sindacati! Noi militari, invece, abituati ad obbedir tacendo, no! Attendiamo invece che gli Organi Istituzionali comprendano la situazione e adeguino le norme vigenti aggiornando e seguendo le evoluzioni della materia introdotte sin dal 1973 (DPR 1092/1973 per reversibilità e/o una tantum). Con ciò tenendo conto, in sintesi, che, per l’assegno speciale:
– il fondo, da cui trae origine è costituito dalla sole ritenute (2%) sugli assegni degli interessati, senza oneri a carico dello Stato;
– l’importo spettante non è determinato né col metodo retributivo né con quello contributivo ma solo in relazione al grado rivestito al momento del collocamento in quiescenza;
– l’anzianità di servizio è ininfluente;
– ha periodicità annuale;
– non assume caratteristiche di retribuzione differita (come la Consulta ha definito la “pensione”);
– non è soggetto ad incrementi automatici ma a discrezione della Commissione Amministratrice e firma del Ministro (Commissione costituita quasi esclusivamente da personale in servizio interessato unicamente alla difesa dell’Indennità supplementare);
– non è reversibile;
– è sospeso nei casi che comportino la perdita del grado;
– il diritto si acquisisce dopo otto anni dalla cessazione dal servizio e al compimento del 65esimo anno di età;
– è soggetto ad una tassazione con aliquota massima (una sorta di sciacallaggio fiscale su un assegno derivante da trattenute private e senza l’intervento dello stato).
– non ne é prevista la reversibilità con la conseguente confisca delle ritenute operate senza che le stesse siano trasformate in “una tantum”agli eredi in caso di premorienza
dell’iscritto, come avviene in tutte le forme previdenziali.
Conseguentemente, ci si domanda come possano ancora oggi gli operatori giuridico/amministrativi della Pubblica Amministrazione ed i vertici della Difesa non rilevare una così
evidente e smaccata ingiustizia Amministrativa/Previdenziale. Ritengo che se il caso fosse portato alla Consulta (e non è escluso che ciò possa avvenire!) la Cassa soccomberebbe. Aggiungo, per completezza di informazione, che il personale in servizio non di vertice difficilmente è a conoscenza di questi problemi riguardanti l’Assegno Speciale. Ne
prenderanno consapevolezza all’atto del collocamento in quiescenza e dopo aver compiuto il 65esimo anno di età, trascorsi gli otto anni dal collocamento in quiescenza; quando si accorgeranno di ricevere l’”obolo” della Cassa, pari a circa il 40/50% di quanto è stato trattenuto per la specifica esigenza durante la propria vita militare (secondo le previsioni statistiche di durata della vita).
Alla luce di quanto precede, auspico iniziative concrete allo scopo di eliminare una situazione insostenibile, vergognosa ed estremamente vessatoria.
In attesa di un Suo cenno di riscontro gradisca i miei distinti saluti.
Torino 1 giugno 2011
Magg. Gen. (r) Vincenzo Ruggieri
L’intervento del Gen. Ruggeri è completo e chiarissimo. Peccato che sia stato indirizzato alla persona sbagliata. Persona e non carica. Il Gen. Roggio non farà mai nulla che possa dispiacere a chi gli è sopra, le sue idee sono quelle di chi gli è sopra. Lo posso affermare poichè sono suo collega di corso. Fra tre anni sarà anche lui dsalla nostra parte ed allora cercherà “amicizie” perchè ne avrà bisogno, ricordarselo bene che cosa ha fatto quando era in servizio. Chiedete al personale in servizio, se vi capita, quali biasimevoli azioni ha compiuto nei loro confronti.
Luciano MUSSO
conosco il generale roggio e la cattiveria che lo contraddistingue, personalemnte credo che uomini cosi non debbano nemmeno nascere, ma siccome sono nati, sara la vita a ripagarli di tutti i torti che hanno fatto.
Condivido appieno le espressioni dei due colleghi e amici. La vomitevole dimenticanza in cui siamo relegati noi, non più in servizio e privi di degradanti amicizie politiche, grida vendetta. Proprio il Gen. Roggio dovrebbe passare notti insonni non per l’aspetto formale dei suoi sottoposti, ma per come viene svolto proprio l’operato su cui dovrebbe sovrintendere. Provare per credere. Il sottoscritto ha “in itinere” due cause di servizio (per cose più serie delle classiche “cervicalgie”). Una è datata 1976 !!!! …”quella non interessa più”… (a loro ! e forse perchè troppo vicina alla campagna di Libia dei tempi andati…) e una del 1999. Ora, per quest’ultima, serve il rapporto informativo redatto secondo il format attuale poichè quello di “allora” non è più (sic !) valido. Ammetto di ignorare che gli Atti avessero una scadenza… In caso contrario la Iper Mega Galattica Commissione (presieduta da un Magistrato del CSM ???) non potrà rivedere il parere negativo già espresso; ringrazio; non sapevo di stare benissimo; adesso tutto è diverso !
Se tanto mi dà tanto, figuriamoci per il contributo della ex Cassa Ufficiali di cui già una volta siamo stati vittime di furto.
Penso che approfondirò la cura della mauserterapia suggerita dal fratello Aldebrano.
Viva sempre, con le dovute eccezioni, il 150°.
P.S.: le vicissitudini delle mie Cause di Servizio con cui vi ho tediato, hanno subito un brusco risveglio dal placido, pluridecennale torpore solo ed esclusivamente grazie all’interessamento personale e disinteressato e alla stupefacente disponibilità dell’ Amico Pierluigi Genta (dopo essere passate al vaglio del grande Ettore) e ai consigli di Francesco Miredi.
E’ fantastico, dopo tanti anni, trovare amici di tal fatta.
A loro, comunque vada a finire la cosa, la mia riconoscenza e il mio GRAZIE.
Buongiorno, sono figlia di un militare in pensione
e vorrei sapere come mio padre potrebbe fare richiesta
per l’assegno speciale, possedendo lui tutti i requisiti.
Grazie.
Gentile signora Carmela, se suo padre è un ufficiale dell’Esercito o dei Carabinieri ed ha superato il 65° anno di età deve fare domanda indirizzata al Consiglio di Amministrazione della Cassa di Previdenza delle Forze Armate dichiarando l’anno di cessazione dall’Ausiliaria e l’anno di cessazione dal Servizio. Per maggiori dettagli può rivolgersi al gruppo ANUPSA più vicino alla sua residenza.
Grazie per l’informazione.
Esimi colleghi,
attingendo alle Vs. esperienze e/o conoscenza delle vigenti norme, gradirei conoscere la tempistica (dalla data di cessazione dal servizio)con la quale la cassa di Previdenza delle F.A. liquida attualmente l’Indennità Supplementare e se la stessa viene liquidata in unica soluzione e mediamente a quanto ammonta l’importo, rapportato a periodo di contribuzione maggiore di 40 anni.
Ringrazio vivamente per la gradita risposta e saluto cordialmente – Luigi Piccinni
Gentile signor Piccinini per una risposta esauriente occorrerà poter disporre di molti dati in merito al suo stato di servizio. Le posso dire che in generale l’indennità non potrà essere pagata prima dei sei mesi dalla cessazione dal servizio.
Comunque non facciamo consulenza on-line. Per maggiori informazioni potrà rivolgersi al gruppo ANUPSA più vicino alla sua residenza. Eventualmente potrei indicarglielo io.
Saluti
solo per curiosita,come mai l’assegno percepito differisce da quello
pubblicato circa 600€ per ten col…..ricevute circa 400?…..sono diminuite le entrate?
L’assegno speciale viene gravato dall’IRPEF, fa cumulo con la pensione, equindi tassazione massima.
Da tempo si pensa di abolirlo.